Martedì 1 dicembre 2015, ore 16.30, aula M1, Dim
Incontro con la ricerca, 7° appuntamento
► L’ ospite
Federico Mazza è Dottore in Economia e Finanza presso l’Università Cà Foscari di Venezia e analyst presso il Climate Policy Investment (CPI) di Venezia. Si occupa di tracciare e studiare i flussi economici e gli investimenti riguardanti i cambiamenti climatici, ed ha redatto insieme ad altri colleghi alcuni lavori sull’argomento tra cui i “Global Landscape of Climate Finance” degli ultimi due anni.
► Argomenti trattati
Nell’incontro del 1 dicembre 2015 Federico Mazza, membro della CPI (Climate Policy Initiative), ha illustrato il mondo della Climate Finance, la scienza che analizza i flussi di investimenti, pubblici e privati, a favore della riduzione dei cambiamenti climatici. I flussi di capitale si possono di fatto dividere in due grandi categorie: i flussi destinati alla mitigation, e quindi alla riduzione delle emissioni, e i cosiddetti resilient investments, ovvero gli investimenti destinati all’ “adattamento” dei Paesi ai cambiamenti climatici. I primi sono i flussi destinati ad esempio all’installazione di impianti ad energie rinnovabili, all’efficientamento energetico e al trasporto sostenibile, mentre i secondi si riferiscono per esempio alla costruzione di infrastrutture in grado di sopportare le condizioni che si avranno in futuro a causa dei cambiamenti climatici.
Fondamentale è poi anche la distinzione tra investimenti pubblici e privati. Da una parte gli investimenti pubblici creano un ambiente favorevole agli investimenti privati, promuovendo la ricerca e la diffusione delle capacità. Tuttavia non si conosce la destinazione di ben 1/3 degli investimenti di origine pubblica. Dall’altra parte si hanno poi gli investimenti privati (in aumento grazie alla sempre maggiore competitività della produzione di energia mediante fonti rinnovabili) ad opera di project developers, corporate actors (Google e IKEA ad esempio), banche ecc. .
Federico Mazza ha poi sottolineato l’importanza che potrebbero assumere in futuro gli investitori istituzionali (fondi pensione, assicurazioni, …), che attualmente hanno a disposizione un capitale vastissimo ma che non rientra nella Climate Finance, e il crescente peso della Cina in ambito di investimenti per la riduzione dei cambiamenti climatici.
Dai dati ottenuti, anche se si tratta di un’analisi ancora molto approssimativa, emerge come gli investimenti rivolti alla climate finance ammontino a circa 391 miliardi, contro i 490 miliardi rivolti agli incentivi per i combustibili fossili e i 1000 miliardi investiti in nuove risorse di gas, petrolio e carbone.
In conclusione: servono delle politiche chiare, serve innovazione per sbloccare gli investitori istituzionali, i CC devono diventare parte integrante del mercato finanziario; ma soprattutto, la COP21 deve essere considerata un punto di partenza, e non di arrivo!
► Link utili
Slide presentazione
Video Youtube della conferenza